L'opera, intitolata Non posso farne a meno, è legata al tema nobile della memoria. Una memoria percettiva nonché ossessiva ed intima. E' composta da tre elementi più una traccia: un'istallazione, uno spazio sonoro, un video e Le impronte mnemoniche di tessuto. Il progetto si sviluppa intorno alla smaterializzazione del corpo. Il percorso parte con un'installazione sospesa: una gigantesca rete da pesca contiene vecchie vesti. Viene accompagnata con un suono/rumore che pervade l’ambiente e da un video muto che apre una finestra luminosa e fittizia all'interno dello spazio espositivo. L'artista presenta l'immagine emblematica di un intreccio semantico, il concetto che evoca numerosi provocatori ricordi. L'invisibile è percepibile nell'assenza del corpo come è udibile nel sussurrio vago dello spazio sonoro. L'opera trascende i cinque sensi e affronta concettualmente il trauma psico/sociale della memoria e dei motivi legati alla: deposizione, caduta, morte e separazione. (di Helia Hamedani, Sc/uderie Aldobrandini, 2015)
http://siscia.it/installazioni.html#sigProGalleriabb3952a278
Suono/rumore che pervade l'ambiente relativo all'installazione di abiti sulla rete
Dove l'arcobaleno finisce...una pentola d'oro [2015]